martedì 14 ottobre 2014

Battle Royale,di Koushun Takami

Trama
“Nella "Repubblica della Grande Asia", uno Stato totalitario geograficamente localizzato nel Giappone della realtà, vige il BR Act.
Secondo tale legge, ogni anno viene scelta tramite sorteggio una classe di terza media per partecipare al cosiddetto Programma.
Il gioco consiste in una lotta all'ultimo sangue in cui i giovani e sorpresi (perché tenuti all'oscuro di tutto, e trasportati sul posto con l'inganno) partecipanti devono impugnare l'arma, affidata loro a caso, contenuta in uno zaino e uccidersi a vicenda in un luogo scelto appositamente dal governo, precedentemente evacuato: in questa edizione si tratta di un'isola deserta e sconosciuta. Per costringerli a partecipare, tra i vari espedienti c'è un collare che fornisce al centro di controllo la posizione degli studenti e che esplode in caso di fuga o di ammutinamento.
L'obiettivo è che rimanga un solo superstite, l'unico che potrà fare ritorno a casa. Gli studenti sono 42, 21 maschi e 21 femmine.”
tratto da Wikipedia

Ho sentito parlare per la prima volta di Battle Royale ai tempi delle scuole medie, su una rivista che parlava di anime e manga in cui veniva presentato appunto il fumetto tratto dal romanzo, tra l’altro sceneggiato dall’autore stesso del libro, Koushun Takami.
Ricordo benissimo che non potei fare altro che pormi una domanda, cosa avrei fatto se mi fossi trovato in una situazione simile a quella dei protagonisti?
La risposta ovviamente era impossibile da trovare, mi piaceva discuterne con i miei amici, anche se al tempo, forse influenzati da Dragon Ball, ci sentivamo tutti invulnerabili ed eravamo  sicuri di poter superare qualcosa di simile.
Insomma, Battle Royale mi aveva colpito parecchio.
Purtroppo del manga non posso dire niente, non l’ho mai recuperato, anche se in futuro intendo farlo senza dubbio.
Un paio di buoni motivi per non farsi sfuggire il manga :3

Quello di cui voglio parlarvi è il libro da cui è stato tratto tutto, che ho apprezzato davvero tanto.
Battle Royale, che tra l’altro è il romanzo più venduto di sempre in Giappone, è uno di quei libri che ti danno un pugno allo stomaco quasi in ogni singolo capitolo.

La ragione di questo è semplice, l’empatia, ci viene raccontato attraverso pensieri e qualche “spiegone”, che in questo caso credo necessario, il passato e le ragioni che spingono ad andare avanti nel programma e a tentare di sopravvivere molti studenti e studentesse, facendoci tifare per loro per il semplice motivo che in qualche modo ci riconosciamo nelle loro paure o sentimenti.
Il punto di vista si sposta in ogni capitolo, dandoci modo di conoscere quasi ogni membro della classe, così come di assistere ad ogni morte che avviene, non ci viene risparmiato niente.
Ma com’è possibile che un ragazzino delle medie scelga di uccidere un suo coetaneo senza pietà?
 Lo spirito di sopravvivenza è forte, Homo omini lupus diceva il filosofo inglese Hobbes. L’uomo per la mera sopravvivenza  può uccidere senza pietà, se poi ci aggiungiamo un inquietante collare esplosivo e la paura folle di alcuni studenti più suscettibili, l’omicidio diventa una possibilità reale e concreta,  vedere questo processo in atto nelle menti dei ragazzi è sicuramente interessante, anche se orribile.
Non per tutti è così, ci sono anche mine vaganti come Kazuo Kiryama, una vera macchina di morte che non prova alcun sentimento e semina morte sui compagni (quasi) inermi con l'implacabile mitragliatore, Mitsuko Souma, una ragazza che seduce le vittime con la propria bellezza per poi ucciderle a tradimento quando meno se l’aspettano.
Ma nell’isola non c’è posto solo per la morte e la follia, anche l’amore ha una componente importante nella storia, l’amore puro, semplice e prepotente tipico della prima adolescenza, come quello che porta Hiroki Sugimura a percorrere un viaggio distruttivo alla ricerca della ragazza a cui non si è mai dichiarato. Probabilmente piangerete.
C’è anche chi continua ad avere fiducia, come Shuya, il protagonista, che decide di tentare una fuga che sembra impossibile con l’aiuto di Shogo Kawada e Noriko, sfidando il governo e le imposizioni categoriche che vengono dall’alto.

Ora è venuto il momento di parlare della scrittura in modo tecnico, come ho detto prima ci sono alcuni spiegoni che servono a presentare il passato di alcuni studenti per comprenderne meglio il comportamento, e qualche caso di POV ballerino, robetta insignificante ad ogni modo.
Le descrizioni dei luoghi o dei tratti fisici dei personaggi sono davvero di una precisione clinica e ben fatte.

In chiusura vi lascio quella che a mio parere è un po' la "colonna sonora" di questo libro, una canzone citata spesso dal protagonista Shuya, Born To Run di Bruce Springsteen.











4 commenti:

  1. Io conosco il film e il fumetto.
    E' un fumetto brutale, immagino che se l'avessi letto da piccolo mi sarebbe rimasto davvero impresso.
    Come mi comporterei io? Secondo me nessuno si scannerebbe davvero. E se qualcuno comincia a dare segni di squilibrio, immagino che sarà il gruppo di buoni ad eliminarlo :p
    La realtà può essere ancora più contorta :)

    Moz-

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    1. Molto brutale, sia nei concetti che nelle immagini, fortuna che ai tempi delle medie non mi è venuta la malsana idea di provare a leggerlo!

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  2. Ho letto solo il libro, perchè penso che, a livello visivo, il gore possa prendersi troppo spazio e relegare tutto il resto in secondo piano... ma è uno dei miei libri preferiti, da anni :) Potrebbe anche scapparci un video in futuro.

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    1. In effetti il sangue e le budella tendono a monopolizzare l'attenzione :)

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