martedì 7 ottobre 2014

Sodoma, parte 1


Le mura iniziavano a fare ombra sull’uomo seduto a gambe incrociate. Sedeva con la schiena poggiata alla parete di mattoni e calce che circondava la città, a fianco del grande portone di legno spalancato.
L’uomo si tolse il cappello di paglia a tesa larga e lo poggiò al suolo, spalancò gli occhi notando qualcosa nella pianura sterile e deserta che gli si parava davanti, un tizio a cavallo la stava attraversando venendogli incontro, sollevava una grossa nuvola di polvere.
L’uomo seduto afferrò il coltello dal manico d’osso che giaceva a terra alla sua destra.
Il cavaliere spronava la bestia del colore della polvere, andava forte. L’uomo si alzò e si batté con il palmo sinistro la tunica che un tempo era stata bianca, stringeva il manico liscio del coltello.
Quando il cavaliere fu a un centinaio di metri di distanza,  l’uomo si avvicinò camminando a passi ampi e agitando le braccia.
 Il cavaliere mollò le redini e si tolse il turbante che cadde a terra , ne emerse un volto pallido e cosparso di lentiggini, da ragazzino, i capelli biondi arruffati, occhi grigi, la bocca sorridente formata da sottili labbra purpuree .
-Vattene- urlò l’uomo a terra , era nella sua traiettoria.
Il ragazzo non fermò il cavallo, anzi, diede un colpo di tacchi al ventre dell’animale, questo accelerò l’andatura. Quando furono a poche spanne, l’uomo si scostò di colpo, guardò cavallo e cavaliere dirigersi verso il portone spalancato, dentro si vedeva una strada acciottolata deserta fiancheggiata da edifici bassi e bianchi, le finestre e le porte serrate.
-Fermati idiota!- Urlò di nuovo l’uomo correndogli dietro- Ti farai ammazzare! Sono pazzi-
Il ragazzo continuò a cavalcare verso la porta, la passò ed entrò in città. L’uomo urlò frustrato e gli corse dietro.
Il giovane straniero fermò il cavallo in mezzo alla strada, saltò giù a terra e prese la bestia per le redini.
L’uomo gli corse accanto e gli afferrò la spalla sinistra, era ossuta e sottile, lo fece girare con il volto verso di se, il ragazzo lo guardava sorridente –Sei stupido?- Gli urlò l’uomo in faccia, non scalfendo minimamente il sorriso sciocco.
“Deve avere qualcosa che non va” pensò l’uomo sorridendo suo malgrado a quel ragazzo albino e ritardato.
-Andiamocene- Disse l’uomo –Usciranno presto-  Rinfoderò il coltello, prese il ragazzo per mano e lo condusse lungo la via a passo svelto, con il cavallo che li seguiva mansueto, l’ultimo bagliore del sole faceva capolino dai tetti e lo accecava.
L’uomo tirò la mano del ragazzo portandolo in un vicolo a destra, li era già crepuscolo. Percorsero la strettoia calpestando scheletri scricchiolanti e alcuni cadaveri ancora in decomposizione, dilaniati dai morsi e con i crani congelati in un urlo muto.
Il ragazzo continuava a camminare guardando i teschi e storcendo la bocca, ma niente di più.
L’uomo lo guardava scuotendo la testa.
Arrivarono sul fondo della viuzza, che terminava con una casa a un piano, una porta e una finestra che si affacciava sulla strada.
L’uomo diede un’occhiata al ragazzo che teneva per mano, guardava in alto.
-E il cavallo?-  Gli chiese  indicando la bestia che fiutava l’aria e scuoteva la coda scacciando le mosche.
Il ragazzino lo guardò in volto sorridendo, lasciò la presa delle redini che caddero a terra.
-Allora un po’ capisci- Disse l’uomo- Mi dispiace per il tuo ronzino- Il ragazzo non diede segno di aver inteso.
-Va bene- Disse l’uomo, andò ad aprire la porta e fece entrare il ragazzo, poi entrò a sua volta e diede un’ultima occhiata alla stradina cosparsa di ossa, rabbrividì e chiuse.

Presto il sole sarebbe scomparso.
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