giovedì 4 settembre 2014

American Gods, di Neil Gaiman

Neil Gaiman

Per Shadow, dopo tre anni di prigione, arriva finalmente l’ora della scarcerazione.
Potrà tornare dalla moglie, Laura, e lavorare alla palestra dell’amico Robbie.
Nel suo animo serpeggia l’inquietudine, una tempesta è in arrivo, forse farebbe meglio a restare al sicuro dietro le sbarre.
Poco prima di uscire scopre che la moglie è morta in un incidente stradale, ora non ha più nulla a cui tornare.
La scarcerazione, però, non può essere rimandata. L’uomo viene fatto uscire e prende l’aereo che Laura aveva prenotato per il ritorno.
Durante il viaggio incontra Wednesday, un vecchio imponente che gli chiede di lavorare per lui. Shadow dopo aver scoperto che la moglie lo tradiva con Robbie, che anche il suo amico è morto nell’incidente stradale con Laura e che questa è “morta con il cazzo di Robbie in bocca” decide di lavorare per Wednesday.
Il vecchio, che si rivelerà essere nientemeno che Odino,  lo porterà in un lungo viaggio attraverso l’America e i suoi dei, portati da generazioni di coloni dalle terre d’origine, radunandoli per una battaglia, la tempesta che potrebbe sconvolgere il mondo, dove si scontreranno vecchi dei contro i nuovi idoli, nati dalla tecnologia e dalla paranoia.

American Gods racconta un viaggio, e come ogni viaggio, il ritmo non è costante. Si passa da azioni concitate, epiche a volte (si parla di divinità del resto), a momenti “morti” e più lenti. Lunghi percorsi in macchina, intervallati a incontri con personaggi bizzarri ed emarginati, povere divinità che hanno perso i propri fedeli , ma che rimarranno impressi nella mente del lettore, figure che non vogliono abbandonare il proprio orgoglio e continuano a nascondersi nella società americana. C’è chi si prostituisce pur di ricevere adorazione, chi sopravvive rubando e chi semplicemente lavora mischiandosi alla gente comune, usando le proprie abilità pur di eccellere anche nelle attività più umili, tenendo l’orgoglio più alto possibile.
Vivere come dio in America non è semplice “è come con le api e il miele” dice Odino “Ogni ape produce una gocciolina minuscola di mele e ci vogliono migliaia di api, forse milioni, che lavorano tutte insieme per riempire il vasetto di miele che metti sul tavolo della colazione. Ora immagina di poterti nutrire di altro che di miele. Per la mia gente è così… noi ci nutriamo di fede, preghiere e amore”.
In più ci si deve scontrare con la nuova guardia, esseri scaturiti dalla tecnologia e dalla modernità, amorali, arroganti e poco empatici.
La visione dei nuovi dei rende la storia ancora più interessante, entità giovani e già padroni del mondo.
“ Sono il tempietto intorno a cui si riunisce la famiglia per pregare” è la televisione che parla.
Avrei preferito vederli più invasivi, più in controllo dei movimenti dei protagonisti di quanto non siano. Del resto la modernità ha reso l’uomo sempre più vulnerabile, osservabile e schiavo, mi sarebbe piaciuto vedere questo aspetto più sottolineato e determinante, una società governata da dei dispotici e sanguinari che hanno il massimo controllo su tutti. Forse però la trama ne avrebbe sofferto, il viaggio sarebbe stato più confusionario e agitato, oppure più movimentato e dinamico.
Il protagonista, Shadow, può sembrare imperturbabile, si abitua agli dei con apparente facilità, fa giochi di magia ma crede di non avere la personalità adatta per sfruttarli al meglio, è un individuo silenzioso, si dedica a eseguire gli ordini di Wednesday (aka Odino)e tende a non manifestare apertamente il proprio disagio, anche se la situazione per lui diventa sempre più insostenibile, in balia degli dei e delle loro stranezze e malinconie.
Di Odino Wednesday c’è solo da dire che l’ho trovato proprio come l’ho sempre immaginato, forse meno regale di quello mitologico, ma donnaiolo, cafone, furfante, arrogante e paterno come solo il padre degli dei può essere.
Dal punto di vista tecnico posso dire di non aver trovato niente di drammatico da segnalare a eventuali lettori ansiosi di vedere questo libro spolpato.
Ah, si una cosa ci sarebbe. I capitoli sull’arrivo dei coloni nel nuovo mondo sono scritti dal dio Toth in persona, il dio della scrittura egizio. C’è da dire che il buon dio del papiro usa molto “raccontato”, questa cosa potrebbe irritare molti lettori fondamentalisti. Ma Toth sa di sicuro quello che fa, come osereste criticare le scelte del dio della scrittura?




2 commenti:

  1. Bello. In effetti contraddire Toth potrebbe avere controindicazioni spiacevoli... :-D

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