giovedì 18 settembre 2014

Snowpiercer, la distopia corre su rotaie

“Percorrendo la bianca immensità di un inverno eterno e ghiacciato, da un capo all’altro del pianeta, corre un treno che mai si fermerà…E’ lo Snowpiercer dai mille e uno vagoni. E’ l’ultimo bastione della civiltà. Lo Snowpiercer trasporta gli ultimi sopravvissuti di questo mondo… Quelli che la morte bianca ha condannato a un viaggio senza fine.”

Non c’è niente di più annullante del freddo. Il freddo si contrappone alla forza e all’energia del calore. Il freddo è il simbolo della morte stessa.
 Nel mondo di Snowpiercer una bomba a controllo climatico ha scatenato un’era glaciale senza precedenti, la temperatura media del pianeta si aggira intorno ai -85 gradi.
Tutto il mondo è diventato una distesa di ghiaccio e neve,ma l’uomo riesce apparentemente a cavarsela anche in questa situazione: i sopravvissuti vivono su un treno a moto pressochè illimitato chiamato appunto Snowpiercer.
 Sul treno c’è tutto, vengono allevati piccoli animali per l’alimentazione umana e coltivate piante. C’è persino un vagone per il cinema e ristoranti. 
Sempre che tutto questo basti per non perdere la testa.
La prima delle tre storie ,La morte bianca, scritta da Jacques Lob, inizia con l’irruzione nella seconda classe di un abitante della terza, uno “della coda”,Proloff. 
L’uomo viene isolato per controllarne lo stato di salute, verrà scortato con Adeline Belleau, una ragazza membro di un gruppo che si batte per l’integrazione degli abitanti della coda nelle altre classi, fino ai primi vagoni, dove dovrà parlare ai capi della situazione disperata di coloro che abitano in fondo al treno.
Proloff all'inizio della storia

La storia di Proloff si sviluppa come un viaggio di scoperta del treno e dei suoi abitanti, persone che sembrano fare di tutto per allontanare il pensiero di essere su un treno in viaggio perenne su una terra morta e fredda.
 La gente si sforza di trovare qualcosa per impegnare la mente, oppure preferisce annebbiarla e non pensare. Sesso in tutte le salse e alcool vanno per la maggiore, ma c’è chi preferisce ergere la locomotiva a dea e venerarla, pregando perché non si fermi mai. Ovviamente, come in ogni comunità umana che si rispetti, non manca l’intolleranza .I bersagli preferiti sono gli abitanti della coda, come Proloff, accusati di rallentare la locomotiva con il loro (inutile) peso.

Ogni azione e scena si svolge all’interno del treno, lo spazio stretto all’interno delle carrozze ha un ruolo molto importante in Snowpiercer , spesso Proloff e la sua scorta devono muoversi arrancando tra la folla nei vagoni pieni di gente ammucchiata. Questo rende l’ambiente e l’atmosfera estremamente soffocante e, in alcune scene, accentua l’angoscia.

Negli ultimi due racconti, Il geoesploratore e La terra promessa, scritti da Benjamin Legrand, si seguono le vicende di un altro gruppo, di un altro treno, il Wintertrack, più grande e tecnologico e molto meglio organizzato di quello precedente. Anche la società che vive al suo interno è sviluppata e più distopica di quella dello Snowpiercer, i religiosi hanno una vena di follia e fanatismo in più, gli abitanti si distraggono con la realtà virtuale interattiva e i politici amano tenere per se i segreti più scottanti. 
La trama si complica con una sequenza di colpi di scena, i disegni sono più sporchi e dinamici, grazie al cambiamento di stile di Jean March Rochette, che ha disegnato tutta la serie, il primo ciclo nel 1984 e gli altri due racconti nel 1999 e 2000.
Non voglio scucire altro sulle ultime due storie, penso sarebbe superfluo, mi permetto solo di dire che battono la prima sotto molti aspetti, eccetto che per semplicità e immediatezza. Il finale poi è… no, niente.

  

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