sabato 1 novembre 2014

Critica al sistema scolastico [1] La poesia

Avete presente la scena di “L’attimo fuggente” in cui Robin Williams strappa l’introduzione al libro di testo di letteratura inglese? No? Va be’, rimedio io.


Parliamone.
Al di la del gesto, che può essere considerato giusto o meno, l’insegnante ha un potere importante da cui deriva una grande responsabilità, dato che le menti degli alunni sono (in parte) nelle sue mani.
 La scena è una potente critica all’immobilità delle scuole, all’impossibilità di rinnovamento che finisce per renderle arrugginite e inadeguate.
Non solo questo però, la critica maggiore è rivolta al modo in cui sono trattati la poesia e il verso nelle scuole.
Ok, ma cosa c’entra l’insegnamento della poesia in un istituto privato americano degli anni ‘50, dove non si fa altro che rendere gli alunni macchine produttive di prima scelta, con la scuola italiana moderna? Sicuramente sono realtà diverse.
Non così tanto in realtà, ed è proprio questa la forza della scena, no?
Il sistema è simile sotto molti aspetti, almeno al liceo scientifico, l’ambito che mi compete.
Prendi dei ragazzini, imbottiscili di tante, tante nozioni e pochi insegnamenti, poi spediscili in un’università e vedi che succede.
E questo è ammissibile per quanto riguarda le materie scientifiche, fondate su nozioni e leggi da imparare e impiegare nella risoluzione degli esercizi.
 Come la mettiamo con le materie letterarie, si può fare lo stesso?
No, a meno di non renderle pura nozione sterile e, purtroppo per tutti, inutile.
Prendiamo la poesia per esempio, studiata e analizzata minimizzando al massimo la potenza emozionale, la si sopprime, la si (permettetemi) stupra!
Cosa [Cazzo] mi serve sapere cos’è una sinestesia se non ho provato ciò che il poeta vuole comunicarmi?
Quello della scuola è un modo di trattare la poesia assolutamente ridicolo, stupido, gretto e gravido di conseguenze.
Gravido di conseguenze perché porta la gente a non approcciarvisi più una volta usciti dalle scuole, si ricorderanno la loro impotenza ai paroloni incompresi, la loro inadeguatezza.
Perché dovrebbero tornare a quelle cose così noiose, che non hanno mai donato i sentimenti promessi?
Si sentiranno truffati, non compreranno mai libri, non avranno più voglia di emozionarsi, di colorare le loro vite con i versi.
Tutto questo a causa del sistema scolastico, della mentalità pragmatica che domina la nostra società, che ci incoraggia a produrre, far carriera, diventare importanti e soprattutto fare i $ordi!

I $ordi!


Emozionarsi non produce e non paga, meglio evitarlo no?

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