Le mura iniziavano a fare ombra sull’uomo seduto a gambe incrociate. Sedeva con la schiena poggiata alla parete di mattoni e calce che circondava la città, a fianco del grande portone di legno spalancato.
L’uomo si tolse il cappello di paglia a tesa larga e lo
poggiò al suolo, spalancò gli occhi notando qualcosa nella pianura sterile e
deserta che gli si parava davanti, un tizio a cavallo la stava attraversando
venendogli incontro, sollevava una grossa nuvola di polvere.
L’uomo seduto afferrò il coltello dal manico d’osso che
giaceva a terra alla sua destra.
Il cavaliere spronava la bestia del colore della polvere,
andava forte. L’uomo si alzò e si batté con il palmo sinistro la tunica che un
tempo era stata bianca, stringeva il manico liscio del coltello.
Quando il cavaliere fu a un centinaio di metri di
distanza, l’uomo si avvicinò camminando
a passi ampi e agitando le braccia.
Il cavaliere mollò
le redini e si tolse il turbante che cadde a terra , ne emerse un volto pallido
e cosparso di lentiggini, da ragazzino, i capelli biondi arruffati, occhi
grigi, la bocca sorridente formata da sottili labbra purpuree .
-Vattene- urlò l’uomo a terra , era nella sua traiettoria.
Il ragazzo non fermò il cavallo, anzi, diede un colpo di
tacchi al ventre dell’animale, questo accelerò l’andatura. Quando furono a
poche spanne, l’uomo si scostò di colpo, guardò cavallo e cavaliere dirigersi
verso il portone spalancato, dentro si vedeva una strada acciottolata deserta
fiancheggiata da edifici bassi e bianchi, le finestre e le porte serrate.
-Fermati idiota!- Urlò di nuovo l’uomo correndogli
dietro- Ti farai ammazzare! Sono pazzi-
Il ragazzo continuò a cavalcare verso la porta, la passò
ed entrò in città. L’uomo urlò frustrato e gli corse dietro.
Il giovane straniero fermò il cavallo in mezzo alla
strada, saltò giù a terra e prese la bestia per le redini.
L’uomo gli corse accanto e gli afferrò la spalla
sinistra, era ossuta e sottile, lo fece girare con il volto verso di se, il
ragazzo lo guardava sorridente –Sei stupido?- Gli urlò l’uomo in faccia, non
scalfendo minimamente il sorriso sciocco.
“Deve avere qualcosa che non va” pensò l’uomo sorridendo
suo malgrado a quel ragazzo albino e ritardato.
-Andiamocene- Disse l’uomo –Usciranno presto- Rinfoderò il coltello, prese il ragazzo per
mano e lo condusse lungo la via a passo svelto, con il cavallo che li seguiva
mansueto, l’ultimo bagliore del sole faceva capolino dai tetti e lo accecava.
L’uomo tirò la mano del ragazzo portandolo in un vicolo a
destra, li era già crepuscolo. Percorsero la strettoia calpestando scheletri
scricchiolanti e alcuni cadaveri ancora in decomposizione, dilaniati dai morsi
e con i crani congelati in un urlo muto.
Il ragazzo continuava a camminare guardando i teschi e
storcendo la bocca, ma niente di più.
L’uomo lo guardava scuotendo la testa.
Arrivarono sul fondo della viuzza, che terminava con una
casa a un piano, una porta e una finestra che si affacciava sulla strada.
L’uomo diede un’occhiata al ragazzo che teneva per mano,
guardava in alto.
-E il cavallo?-
Gli chiese indicando la bestia
che fiutava l’aria e scuoteva la coda scacciando le mosche.
Il ragazzino lo guardò in volto sorridendo, lasciò la
presa delle redini che caddero a terra.
-Allora un po’ capisci- Disse l’uomo- Mi dispiace per il
tuo ronzino- Il ragazzo non diede segno di aver inteso.
-Va bene- Disse l’uomo, andò ad aprire la porta e fece
entrare il ragazzo, poi entrò a sua volta e diede un’ultima occhiata alla
stradina cosparsa di ossa, rabbrividì e chiuse.
Ho sempre detto che la bibbia è l'archetipo del fantasy :)
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