L’immagine che molti, stranieri e non, hanno dell’Italia,
è quella di un paese solare, dove venire d’estate per rilassarsi sulle spiagge,
un luogo dove si mangia bene, pieno di gente ospitale e calorosa eccetera
eccetera, magari con qualche stramberia come le feste regionali e il carnevale,
ma niente di molto inquietante.
Pare però che gli inglesi non la pensassero così su di
noi quando, secoli fa, entrarono in contatto con l’opera massima di
Machiavelli, Il Principe.
Il mondo anglosassone si fece l’idea degli italiani come
di un popolo di bastardi, freddi ,calcolatori, assolutamente immorali e
crudeli, gente da cui stare alla larga insomma. Ambientarono molte delle loro
opere gotiche nel nostro paese, la più celebre di queste è di sicuro Il
Castello di Otranto, di Horace Walpole.
Il “bel paese”, come ormai abbiamo avuto modo di renderci
conto, è un posto contraddittorio.
La Romagna ne è un esempio piuttosto lampante, abbiamo la
riviera, zeppa di bei locali, discoteche, spiagge e ristoranti. Basta allontanarsi
un poco, però, per trovare a nord gli acquitrini paludosi e pieni di zanzare
del delta del Po, in cui non sembrerebbe fuori luogo un alligatore americano.
Oppure ci si può spingere all’interno della regione, per trovare prima la
campagna in cui i paesi si alternano a distese di campi costellati da vecchi ruderi con chissà quali
storie alle spalle, le colline e infine gli appennini, che nascondono villaggi
antichi e suggestivi , castelli infestati e valli nebbiose, i luoghi in cui si
svolgono i racconti di Gotico Rurale, di Eraldo Baldini.
La forza dei racconti di Gotico Rurale sta proprio in
questo voltafaccia, su un lato della cultura italiana spesso trascurato, forse
perché poco rassicurante, eppure che ne è parte integrale e intima, il
folklore.
L’antico immaginario di spiriti delle paludi, alberi
stregati, riti ancestrali, che si scontra col mondo moderno, non sempre in modo
violento, a volte riesce anche a conviverci creando curiose situazioni ibride.
In molti dei racconti l’orrore si unisce alla violenza
del vecchio mondo contadino, incontriamo famiglie disastrate che scivolano
verso l’orrido in maniera inesorabile, la crudeltà innata e genuina dei
bambini, che in alcuni racconti sono dei veri piccoli mostri.
I bambini ovviamente non hanno solo tratti negativi, dato
che spesso davanti al soprannaturale si dimostrano più “aperti” degli adulti.
Questa loro
elasticità di pensiero, ancora da plasmare e non legato in maniera ossessiva
alla ricerca del razionale come quello degli adulti, li rende davvero
realistici e interessanti, fa ricordare di quando, da piccoli non era difficile
immaginare un mostro che si nascondeva nell’oscurità, che la notte del sei
gennaio arrivava la befana e ci si rintanava nel letto dalla paura, perché
quella vecchia era così reale allora!
Un altro tema interessante di alcuni racconti è la
rappresentazione delle credenze contadine, strani riti dal sapore pagano che si
confondono con il culto dei santi, esseri quasi mitologici come lo spirito del
grano
,oltre ad un inquietantissimo carnevale la cui atmosfera
mi ha ricordato il New England descritto da Lovecraft.
I racconti però
non sono solo di matrice Horror, alcuni si avvicinano ad uno stile grottesco.
Il migliore di questi, a mio parere, è “In fila per
due”, che ha avuto il singolare merito
di disgustarmi e farmi sorridere al tempo stesso.
"Si dice che lo Spirito del Grano giri nei campi a mezzogiorno e a mezzanotte, e i mietitori urlano per allontanarlo, per difendersene. |
I racconti sono semplici nella struttura, non ci sono
intrecci complessi o difficili da seguire, si svolgono quasi tutti in modo
piuttosto rapido, senza perdere un briciolo di terrore e meraviglia per la
strada.
I racconti di Gotico Rurale portano a ricordare
sensazioni e suggestioni, che avevo dimenticato.
Il pensiero che
hanno i bambini del mondo che li circonda, non contenuto in schemi fissi e
definiti, come finiamo per pensare da adulti, ma dai contorni più sfumati e
dinamici.